Il problema della non autosufficienza in Italia

non autosufficienza in Italia
0 Comments

In questo articolo tratterò il tema della non autosufficienza in Italia: un argomento che necessita di essere approfondito per il riflesso che ha sulla quotidianità delle persone.
Il non avere esperienze vicine ci porta a credere che possa capitare solo agli altri e mai a noi; ma i dati che illustrerò mostreranno ben altro.
Vediamo insieme quali sono i motivi per i quali non è più possibile rinviare il pensiero della non autosufficienza. 

Il quadro di base

L’Italia è alle prese con una popolazione in progressivo invecchiamento, non solo per una questione di allungamento della durata media della vita, ma anche perché il tasso di natalità è in continuo decremento. Per la prima volta dall’Unità d’Italia il numero dei nati si è ridotto al di sotto della soglia psicologica di 400.000: infatti, nel 2022 le nuove nascite si sono attestate a circa 393.000 (dati Istat).

Secondo le proiezioni, fra trent’anni la popolazione italiana si ridurrà a 54 milioni; inoltre, gli over 80 saranno circa otto milioni, quindi 3,7 milioni in più rispetto ad oggi. Si stima che le persone non autosufficienti saranno circa cinque milioni: la non autosufficienza in Italia di molte persone longeve costituirà un problema per tantissime famiglie.

Il welfare che cambia

L’entrata in vigore il 1° gennaio 1996 della Riforma Dini ha comportato l’abbandono del sistema pensionistico retributivo (il quale prevedeva una pensione pari a circa l’80% della media delle ultime cinque annualità dello stipendio percepito dal lavoratore) e l’introduzione del sistema contributivo, in cui la pensione corrisposta è determinata dall’insieme dei contributi previdenziali versati dal lavoratore e dal suo datore lungo l’intera vita lavorativa.

In parallelo, si è aggiunto il fenomeno dell’ingresso sempre più tardivo nel mondo del lavoro: la durata degli studi si è allungata, anche per le competenze sempre crescenti richieste dalle imprese. I giovani rimangono sempre più a lungo nella famiglia d’origine: in Italia l’età media in cui i giovani vanno a vivere da soli è di 29,9 anni. Con sempre maggiore frequenza, sono i genitori o addirittura i nonni a dover aiutare i ragazzi a mantenersi, anche a causa degli stipendi spesso insufficienti.

A completare un quadro già difficile si aggiunge un welfare in crisi, non più in grado di supportare il cittadino né sul fronte pensionistico né su quello sanitario per via degli effetti sul debito pubblico.

E in caso di non autosufficienza?

È evidente come un contesto generale così complesso risulti ulteriormente aggravato quando in famiglia ci si ritrova a dover affrontare la non autosufficienza di un suo componente, ovvero quando una persona non è più in grado, parzialmente o totalmente, di svolgere autonomamente le funzioni essenziali della vita quotidiana.

Quali sono le possibilità?

Dinanzi alla non autosufficienza, la persona stessa e i suoi familiari necessitano di trovare delle soluzioni per poter affrontare questa nuova condizione di vita.
Si può decidere di optare per:

1) Assistenza domiciliare integrata (ADI) che consiste in un insieme di trattamenti medici, infermieristici e riabilitativi integrati con servizi socio-assistenziali (igiene personale, cura della persona, assistenza ai pasti) svolti direttamente al domicilio della persona. La durata di tale assistenza è prevista per un periodo non superiore a 6 mesi.

2) Residenza sanitaria assistenziale (RSA) che offre assistenza medica, infermieristica e/o riabilitativa generica o specializzata, in cui la persona non autosufficiente si trasferisce; la struttura può essere privata oppure pubblica;

3) Ricorso ad una badante nella propria abitazione.

In questi casi possiamo contare sull’aiuto dello Stato?

Non esiste un provvedimento specifico per la tutela della non autosufficienza in Italia.

A parte l’indennità di accompagnamento e alcuni sgravi fiscali, tutto è a carico del cittadino.

Quali sono dunque concretamente i costi della non autosufficienza per le famiglie?

L’assistenza domiciliare integrata non è adeguata a tutte le condizioni di non autosufficienza e in più se ne può usufruire solo per un tempo massimo di 6 mesi per il prezzo di circa 1.500 euro al mese.

Se si opta per una RSA in modo da avere vitto e alloggio e un’assistenza completa con personale qualificato, i costi varieranno dai 2.000 ai 4.000 euro al mese; nelle RSA private la retta è completamente a carico dell’ospite o dei suoi familiari, ma anche in quelle pubbliche può essere previsto il pagamento della retta sulla base della condizione reddituale e patrimoniale dell’ospite.

Per avere una badante h24 nella propria abitazione il costo sarà di circa 2.000 euro al mese, ma servirà conferirle vitto e alloggio, contributi versati, TFR, ferie e alcuni giorni alla settimana liberi e questo comporterà la necessità della presenza di qualcuno che la sostituisca; nella maggior parte dei casi sarà un familiare della persona non autosufficiente che dovrà essere presente per alternarsi.

Emerge quanto sia debole il sistema del welfare nell’affrontare la sfida della non autosufficienza in Italia e quanto sia necessario rivoluzionare l’approccio culturale che permetta di ridurre i costi della non autosufficienza per i nuclei familiari e di conseguenza per la collettività.

Qualcosa possiamo fare…

Essendo ormai chiaro che non ci si può affidare esclusivamente sull’aiuto dello Stato, risulta indispensabile agire per tempo in prima persona.

Occorre introdurre e sviluppare la cultura dell’assistenza sanitaria integrativa.

Cosa può fare ognuno di noi? Serve pensare tempestivamente a crearsi una tutela che consenta l’erogazione di una rendita in caso di perdita dell’autosufficienza per via di infortuni, malattia e anzianità.

Ma esiste davvero?

Ebbene sì! La polizza Long Term Care (LTC) è la nostra risposta all’esigenza del mercato in tema di longevità.
È un’assicurazione con copertura a vita intera che consente alla persona non più in grado di adempiere alle azioni del quotidiano (lavarsi, vestirsi, nutrirsi, spostarsi) di poter disporre di una rendita vitalizia immediata e rivalutabile che le assicuri le risorse economiche necessarie per affrontare i costi della non autosufficienza in Italia.

In questo modo sarà possibile preservare la propria autonomia senza gravare sui nostri cari e senza andare a intaccare i nostri risparmi.

Tutto ciò potendo anche accedere ad importanti agevolazioni fiscali: è infatti prevista la possibilità di detrarre il 19% del premio annuo fino all’importo massimo di 1.291,14 euro.

Cosa aspetti dunque?